Il prodotto dei pensieri dell’uomo è all’origine di molti problemi. E’ quanto elabora la nostra mente che spesso conduce alle afflizioni, e lo Yoga ci insegna che cosa sia questa entità e di che cosa essa sia composta. La risposta più semplice potrebbe essere che è una componente fisica del nostro cervello, ma l’anatomia ci insegna che i nostri processi intellettivi sono distribuiti in diverse zone dell’encefalo. Possiamo intuire che la mente ospita i nostri pensieri, i nostri ricordi, i nostri sogni ed i nostri sentimenti. Ma che cos’è la mente? Di che materiale è composta? E’ un’entità o un processo? E’ sostanziale o solo apparente? E, domanda tanto ingenua quanto interessante: è la mente che ospita la nostra Coscienza?
Patanjali scrive della mente al celebre sutra I,2 definendola col termine sanscrito maschile più ampio “citta”:

I,2
Yogas citta-vrtti-nirodhah.
Lo Yoga è la soppressione delle modificazioni della mente
Lo Yoga è la sospensione delle vrtti in citta, la sospensione delle agitazioni mentali
Lo Yoga è quindi l’immobilità della mente (Citta = Bhuddi+Ahamkara+Manas)

Per Patanjali il termine citta comprende:
– Quella che noi definiamo nella moderna psicologia la mente ordinaria (chiamata manas secondo il principio filosofico del Sankya).
– Il principio dell’Io individuale (ahamkara).
– L’intelletto, la coscienza, (definiti col termine bhuddi dalla Filosofia indiana).
Negli Yogasutra la parola citta si riferisce perciò ad un termine più ampio che comprende anche quella che noi occidentali conosciamo come mente.

Questa è legata alle nostre afflizioni. Quando incontriamo un problema, noi pensiamo che questo sia davanti a noi e ci adoperiamo per superarlo. Facciamo un duro lavoro, ma spesso osserviamo che risolto il primo problema, altri prendono il suo posto e restiamo ingannati da ciò che appare essere alla luce del sole, da ciò che percepiamo in queste situazioni. E’ una battaglia molto difficile da combattere, perché in tutto questo lo sforzo più grande da compiere andrebbe diretto su ciò che non si vede, in quanto nascosto in profondità: la nostra mente. E’ come se tentassimo di abbattere un albero sfrondandolo. Esso diventerà sempre più forte e nuovi rami (e nuove afflizioni) cresceranno più vigorosi dei primi, perché la radice resta integra. Serve consapevolezza quando si lotta con ciò che è manifesto: il cruccio che percepiamo non mostra mai le sue radici.
Può accadere che spendiamo tutte le nostre energie in queste battaglie, senza riuscire ad ottenere delle sostanziali trasformazioni nella nostra vita. Gli stessi problemi continueranno ad affiorare. E’ la nostra mente che va rivista, che va “rimodellata”, che occorre, oserei dire “dissolvere”.
Molte persone aspirano ad avere una mente serena. Come si può giungere ad una mente serena?

Si può avere la sensazione di una mente serena, ma difficilmente esiste qualcosa di simile, perché la mente non è mai serena.

La vera pace è non mente; è citta-vrtti-nirodhah. Il silenzio interiore è… Yoga.

La mente non può mai essere limpida, non può avere chiarezza, perché per sua natura è concatenamento di pensieri, distrazione, dispersione, confusione. La vera pace è possibile senza la mente. Il vero silenzio è possibile senza la mente.
Possiamo provare a raggiungere una mente silente, ma la dimensione dove dovremo muoverci ed agire è qualcosa di sconosciuto per noi. Cerchiamo perciò di indagare sulla natura di questa entità, cerchiamo di comprenderla; soltanto così potremo aspirare ad una evoluzione.

La mente non è una cosa, è un processo. Si può in un certo senso equiparare alla folla.
Esistono dei singoli pensieri: alcuni riusciamo a percepirli, ma si agitano così rapidamente che non riusciamo a cogliere gli intervalli fra l’uno e l’altro. Questi intervalli non vengono percepiti per mancanza di consapevolezza, di discriminazione, perché occorre un’intuizione più profonda in uno stato di immobilità.
Se scrutassimo più accuratamente, se fossimo in grado di “ingrandire e rallentare ” questo flusso, allora potremmo distinguere un pensiero, poi un altro, quindi quello successivo e ci accorgeremmo così che non esiste alcuna mente. E’ l’insieme delle migliaia di pensieri che scorrono che creano l’illusione che esista una mente. Proprio come la folla: migliaia di persone che sono raccolte nello stesso luogo. Possiamo affermare che esiste la folla al di là di migliaia di individui raccolti insieme? Solo gli individui esistono. Solo i nostri pensieri sono reali.

“Un pensiero è più materiale di un sasso”

Così scrisse il saggio e maestro Swami Sivananda.

Questa disquisizione è un elemento importante per comprendere la mente.
Ma nella vita potremo vedere veramente i primi cambiamenti se siamo in grado di “sederci immobili” e compiere un lavoro interiore, con l’atteggiamento del testimone, di colui che osserva distaccato quanto accade dentro se stesso.
Se siamo disposti a svolgere disciplinatamente questo compito, potremo osservare che i pensieri galleggiano nella nostra mente, come le nuvole nel cielo. Esistono degli intervalli fra loro, perché un pensiero è sempre separato da un altro, e più la nostra osservazione diverrà silenziosa, più noteremo l’ampiezza di questi spazi.

Chi non è consapevole, non può scorgere questi intervalli. Continuerà a turbinare fra un pensiero ed un altro. Se saremo invece in grado di raggiungere questa consapevolezza attraverso il supporto di una pratica adeguata, potremo vedere questi spazi sempre più ampi e in essi scoprire le verità che ci mancano. E’ l’esperienza meditativa che ci porterà verso il nostro Sé, a contatto con la nostra Natura Essenziale.

Se la consapevolezza diventasse assoluta, esisterebbe un solo grande intervallo di “nulla eterno”. Conosceremmo ciò che Patanjali indica col termine samadhi o supercoscienza: lo stadio più elevato dello Yoga.

Accadrà proprio come per le nuvole che inizialmente si muovono sopra di noi ed oscurano il cielo. Senza consapevolezza è come se fossimo completamente avvolti da nuvole dense, ma se abbiamo fede ed impariamo ad osservare da bravi testimoni, vedremo come esse si muovono. Nel tempo scorgeremo uno squarcio di azzurro ed avremo conferma che il cielo esiste: tutti possiamo vedere che esistono giorni dove ogni nuvola è assente ed è in quel cielo che noi potremo riconoscerci e “vestirci” di esso.
Per similitudine, nello Yoga superiore possiamo affermare che l’osservazione di una nuvola è concentrazione o dharana; scorgere uno squarcio nel cielo è meditazione o dhyana; diventare il cielo è supercoscienza o samadhi.

La mente non esiste dunque come separata, solo i pensieri esistono. Essi si manifestano indipendentemente da noi e non necessariamente appartengono alla nostra natura.
La nostra vera natura è come l’eterno cielo azzurro che non viene e non và. Le nuvole passano nel cielo come i pensieri: aggrappandoci ad essi non potremo trattenerli a lungo. I pensieri non sono nostri. Sono soltanto semplici visitatori e non devono mai diventare i “padroni di casa”.
Questo è un altro aspetto importante: noi siamo i padroni del “palazzo” ed i pensieri i nostri ospiti. In questo “luogo” dovremo vegliare con grande attenzione. Se ci aggrapperemo ai pensieri, se ci identificheremo con essi, ed essi diventeranno padroni della nostra vita. Quella che noi chiamiamo mente diviene allora il problema. I pensieri in essa ospitati sono talmente radicati in noi da farci perdere la consapevolezza della distanza che dovremo invece mantenere da essi. Allora avremo dimenticato che non ci appartengono, che sono semplici visitatori che vengono e vanno.

Non fissiamoci dunque sui nostri pensieri, rimaniamo fortemente radicati sulla consapevolezza che siamo noi i “premurosi padroni di casa”, destinati a prendersi cura degli ospiti buoni e di quelli cattivi, con la stessa attenzione.

“ lo yoga è equanimità ”

Nelle situazioni stressanti, quando ci sentiamo esauriti e privi di energia, abbiamo a volte l’impressione che il nostro stato di cose non debba mai cambiare. Perdiamo facilmente la consapevolezza necessaria a discriminare quella che è la nostra natura essenziale. Tendiamo ad ospitare con più facilità i cattivi pensieri, oppure ci aggrappiamo con disperazione ai pochi pensieri buoni che ci sono rimasti: l’equanimità è sempre necessaria. Qualsiasi pensiero divenga il capo, ci condurrà alle difficoltà: quel pensiero non è la verità perché ci stiamo identificando con qualcosa di transitorio.

Se da un luogo di pace continueremo ad osservare, scendendo in sottile profondità, ci accorgeremo che i pensieri sono come degli intrusi nella nostra mente. Essi sono estranei, entrano ed escono. Non ci appartengono. Se continuiamo ad accanirci nell’affermare: “questo è il mio pensiero”, ci identificheremo presto o tardi in esso, restandone intrappolati. Fra milioni di pensieri che hanno attraversato la nostra mente, veramente pochi ci sono appartenuti: sono stati presi in prestito milioni di volte perché sono stati di milioni di persone prima di noi.
E’ il genio che formula un nuovo pensiero. La sua creatività è affascinante perché essa appartiene al mistero Divino.

Un altro aspetto che merita attenzione sono le modalità con le quali vengono trattati i nostri pensieri. Questi possono essere anche “lanciati” in testa a qualcuno come se fossero sassi. Hanno il potere di colpire una persona, di ferirla o anche peggio. Un pensiero può essere seminato e può cambiare l’esistenza delle persone:

Semina un pensiero e raccoglierai un’azione,
semina un’azione e raccoglierai un’abitudine,
semina un’abitudine e raccoglierai un carattere
semina un carattere e raccoglierai un destino

( Charles Reade – XIX Secolo )

Arthur Eddington, il grandissimo astrofisico inglese vissuto all’inizio del XX secolo, che studiò la struttura del nucleo delle stelle, fu colui che scrisse un giorno sul suo diario: “…ho misurato una macchia che forniva dei risultati in accordo con Einstein”. Egli, che è stato scienziato di altissimo valore, affermò:

Più la scienza và in profondità nell’analisi della materia, tanto più fortemente emerge la consapevolezza che le cose siano pensieri e le cose ed i pensieri si assomigliano sempre più

La storia insegna che alti esponenti di qualsiasi potere, temono moltissimo il pensiero delle persone. Ognuno di essi adotta raffinatissime strategie di comunicazione, di distrazione e dispersione contro “certi” pensieri delle persone. Perché tutto questo?
Perché seppur muto come un pesce, chi alimenta un pensiero contro quelle ideologie non si può mentalmente recintare. Si può uccidere l’uomo come soluzione estrema, ma fecendone un eroe i sui pensieri resterebbero nel tempo, anche dopo la sua morte.

Dunque, occorre trattare i pensieri con grande cautela: essi hanno un loro potere. Attenzione a quello che pensiamo, all’intensità ed alla durata del nostro pensiero. Un pensiero può essere catturato da qualcuno intorno a noi, qualcuno più debole di noi.
Così, se pensiamo di uccidere un uomo, potrebbe accadere che prima o poi questo accada per mano di un altro. A questo punto saremo tutti responsabili, anche indirettamente, di ciò che accadrà sulla Terra. Solo colui che è in uno stato di non-mente può non sentirsi addosso tale fardello. Esiste sicuramente una qualità superiore nell’essere, che nasce da uno stato di silenzio mentale di non pensiero e lo Yoga ci conduce ad una forma di osservazione consapevole in assenza di pensiero

I,2
Yogas citta-vrtti-nirodhah.
Lo Yoga è la soppressione delle modificazioni della mente;
Lo Yoga è sospensione delle vrtti in citta, cioè sospensione delle agitazioni mentali;
Lo Yoga è quindi l’immobilità della mente.

Quando accendiamo una luce in una stanza, il buio non potrà entrare. Se spegneremo questa sorgente luminosa, l’oscurità subito ci avvolgerà. L’osservazione consapevole crea uno stato interiore più forte del pensiero ed avremo in questo il potere di vincere il buio mentale.

Patanjali, il commentatore della più completa scienza di controllo mentale, ha detto che se volete liberarvi di un qualsiasi particolare pensiero allora, non appena si presenta, voi dovreste istantaneamente concepire un contropensiero di natura opposta. Se per esempio avete un certo pensiero negativo di paura, introducete subito un pensiero positivo di coraggio; se avete un pensiero negativo di odio e di ostilità, create immediatamente nella vostra mente un pensiero positivo di amore, di amicizia, di fratellanza. Riempite voi stessi con un sentimento di cordialità. Se siete sopraffatti da un pensiero di pregiudizio e intolleranza, create pensieri e sentimenti di simpatia, di comprensione e unicità. Questo può essere fatto in ogni istante con riferimento ad ogni specifico evento negativo. Questa pratica può anche essere intrapresa come un completo corso di autotrasformazione psicologica, praticando questa tecnica sistematicamente giorno dopo giorno. E’ una disciplina interiore di grande valore per il vostro progresso e sviluppo etico. Vi può aiutare anche nel vostro risveglio spirituale. Se siete facilmente soggetti a pensieri di ira, allora deliberatamente riempite la mente con pensieri di amore, pazienza e gentilezza. Inoltre sedetevi separatamente per qualche tempo ogni giorno e in silenzio riflettete sulla gloria della gentilezza, della compassione e del perdono. Meditate su ognuna di queste virtù. Riflettete attentamente allo svantaggio e sulla indesiderabilità dell’ira.
Pensate positivamente sui grandi vantaggi e sulla desiderabilità fisica, mentale, sociale ed etica di un temperamento dolce ed equilibrato. Meditate sulla sublimità, sulla sublime personalità e sulla vita di Gesù, del Mahatma Gandhi, San Francesco, Abramo Lincoln.
Dopo una persistente pratica, i pensieri di ira cominceranno a sparire totalmente. Per essi sarà impossibile rimanere nella vostra mente, poiché la materia mentale è stata completamente modificata. Se non riempite la mente consciamente con pensieri deliberatamente scelti, allora essa si riempirà con i suoi naturali capricciosi pensieri e questo permetterà alla mente di crescere selvaggemente, come essa è nella sua propria incontrollata natura.
Pensare selettivamente è la chiave per il problema del controllo mentale. Il pensiero discriminativo è l’essenza del controllo della mente.
Quando iniziate lo sforzo di disciplinare ed educare la mente, diventate selettivi nei vostri pensieri. Allora riempite la mente con pensieri buoni e puri, pensieri giusti, adatti, positivi e piacevoli, di vostra propria scelta.
Mantenete certe immagini mentali frequentemente davanti alla visione interiore della mente.
Sarete ispirati. Queste immagini mentali vi eleveranno. Esse costruiranno una nuova personalità dentro di voi. Queste immagini mentali possono essere scritte e poste di fronte a voi su una parete, sulla tavola, dentro casa, in ufficio o nel vostro portafoglio. Attraverso i sensi esterni, come anche attraverso la visione mentale interiore, attraverso l’occhio, come anche attraverso il pensiero, la mente viene ricostruita e modellata con un nuovo stampo. E’ veramente un processo di ricostruzione mentale . E’ una rinascita psicologica. Questo potrebbe essere, ed attualmente è, il precursore e il messagero al diventare rinati nello spirito, come pazientemente spiegato da Gesù al sincero e curioso Nicodemo.
Praticate questa selettiva e discriminativa tecnica di pensiero in una maniera sistematica. Sarete presto capaci di rinnovare totalmente la natura della vostra mente.
Comincerete a vedere che non siete la mente. Realizzerete che siete l’artista interiore che sta modellando la materia mentale in una bellissima forma di vostra scelta. Dovete lavorare su questa come uno scultore lavora sul suo materiale, un grande maestro che sta cesellando il marmo per trarre da esso una bellezza meravigliosa.
Ricordate, fino a quando pensate che siete uno con la mente, il vero potere del pensiero vi è negato. Quindi affermate la vostra indipendenza. Questa è la chiave del controllo mentale

(Swami Chidananda: La misteriosa mente e il suo controllo)